Ma non c'era la libertà di professione?
Don Luigi Righi parroco di un paese del Viterbese è stato citato in giudizio per aver scritto sulla certezza dell'esistenza di Gesù, poichè l'autore Luigi Cascioli afferma in un suo libro di aver dimostrato il contrario. Il gip dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per i reati di abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.
Don Enrico Righi parroco di Bagnoregio è stato infatti iscritto nel registro degli Indagati per i reati di “abuso della credulità popolare” (art. 661 CP) e “sostituzione di persona” (art. 494 CP). Tra i documenti depositati come prova in tribunale c’è anche il libro-denuncia scritto da Cascioli nel quale sostiene che Gesù Cristo non è mai esistito. Le indagini, che farebbero gola al celebre investigatore di Dan Brown, hanno preso via dall'accusa che il denunciante Luigi Cascioli ha mosso contro don Enrico Righi, indicando, nelle memorie riportate al tribunale di Viterbo, come "il medesimo don Enrico Righi, volontariamente, induca in errore taluni del popolo mediante l'impostura dell'inconfutabilità di Gesù di Nazaret. Al contrario e secondo molte autorevoli fonti storiche e scientifiche, le vicende umane attribuite a Cristo sono - come denuncia lo stesso Luigi Cascioli – rimodellate sulla storia di un personaggio reale: un certo Giovanni di Gamala; altro e diverso dal Gesù dei vangeli; che, di conseguenza, è l'elaborazione letteraria sorta dalla ricostruzione del celebrativo ritratto traslato di costui che si ricompone facendo la tara degli originali suoi sembianti di guerrigliero indigeno antiromano. A riprova che don Enrico Righi sia solito persuadere la gente cui rivolge i propri scritti dando per reale l'uomoGesù, è stato allegato il foglio del Bollettino della Parrocchia di S. Bonaventura in Gagnoregio n.245 del marzo- aprile 2002 nella denuncia".
Alle confutazioni del Luigi Cascioli sulla derivazione della figura di Gesù dei vangeli dalla storia di tale Giovanni figlio di Giuda, don Enrico Righi, che pure conosce il libro di Calcioli, ha risposto "sfidandolo, nell'affermare nel citato bollettino e rivolgendosi a chiunque legga come sia da intendere, come da lui vi è narrato, un essere senz'altro reale l'uomo GESU'.
Alla luce di queste argomentazioni ecco cosa Cascioli chiede nella sua querela:"Con il presente esposto non si vuole contestare la libertà dei cristiani di professare la propria fede , sancita dall'art. 19 della Costituzione, ma si vuole stigmatizzare l'abuso che la Chiesa Cattolica commette, avvalendosi del proprio prestigio, per inculcare come fatti reali e storici, quelle che non sono altro che invenzioni. Dal punto di vista penalistico, tali falsificazioni storiche possono integrare le fattispecie di due reati: l'abuso della credulità popolare e la sostituzione di persona (nel caso di Gesù Cristo). Ora il signor Cascioli afferma chiaramente di non volere violare la libertà di professione di fede dei cristiani, ma a me non è parso questo. Vi spiego: la religione cristiana (come qualsiasi altra fede, ma adesso si sta trattando di questa nello specifico) si fonda sulla profonda convinzione e credenza della storicità di Gesù di Nazareth come uomo e come Dio. Incriminando un sacerdote per avere svolto il proprio lavoro, non solo si viola la libertà di parola di un individuo, ma anche la libertà di professione di un cristiano: questo perchè ogni uomo e libero di appartenere ad un dato culto o meno. Libero quindi. Non costretto. E come ogni istituzione ha un punto di riferimento, in questo caso la fede Cattolica si appoggia alla Chiesa di Roma. E la Chiesa in quanto cristiana, professa la verità della divinità e della storicità di Cristo. E' una pretesa vana quindi quella del signor Cascioli, la cui libertà di epressione è comunque garantita. Vana perchè dovrebbe intentare una causa contro ogni forma di religione (quantomeno verso quelle rivelate) per i motivi sopra citati. Dblk.
Don Enrico Righi parroco di Bagnoregio è stato infatti iscritto nel registro degli Indagati per i reati di “abuso della credulità popolare” (art. 661 CP) e “sostituzione di persona” (art. 494 CP). Tra i documenti depositati come prova in tribunale c’è anche il libro-denuncia scritto da Cascioli nel quale sostiene che Gesù Cristo non è mai esistito. Le indagini, che farebbero gola al celebre investigatore di Dan Brown, hanno preso via dall'accusa che il denunciante Luigi Cascioli ha mosso contro don Enrico Righi, indicando, nelle memorie riportate al tribunale di Viterbo, come "il medesimo don Enrico Righi, volontariamente, induca in errore taluni del popolo mediante l'impostura dell'inconfutabilità di Gesù di Nazaret. Al contrario e secondo molte autorevoli fonti storiche e scientifiche, le vicende umane attribuite a Cristo sono - come denuncia lo stesso Luigi Cascioli – rimodellate sulla storia di un personaggio reale: un certo Giovanni di Gamala; altro e diverso dal Gesù dei vangeli; che, di conseguenza, è l'elaborazione letteraria sorta dalla ricostruzione del celebrativo ritratto traslato di costui che si ricompone facendo la tara degli originali suoi sembianti di guerrigliero indigeno antiromano. A riprova che don Enrico Righi sia solito persuadere la gente cui rivolge i propri scritti dando per reale l'uomoGesù, è stato allegato il foglio del Bollettino della Parrocchia di S. Bonaventura in Gagnoregio n.245 del marzo- aprile 2002 nella denuncia".
Alle confutazioni del Luigi Cascioli sulla derivazione della figura di Gesù dei vangeli dalla storia di tale Giovanni figlio di Giuda, don Enrico Righi, che pure conosce il libro di Calcioli, ha risposto "sfidandolo, nell'affermare nel citato bollettino e rivolgendosi a chiunque legga come sia da intendere, come da lui vi è narrato, un essere senz'altro reale l'uomo GESU'.
Alla luce di queste argomentazioni ecco cosa Cascioli chiede nella sua querela:"Con il presente esposto non si vuole contestare la libertà dei cristiani di professare la propria fede , sancita dall'art. 19 della Costituzione, ma si vuole stigmatizzare l'abuso che la Chiesa Cattolica commette, avvalendosi del proprio prestigio, per inculcare come fatti reali e storici, quelle che non sono altro che invenzioni. Dal punto di vista penalistico, tali falsificazioni storiche possono integrare le fattispecie di due reati: l'abuso della credulità popolare e la sostituzione di persona (nel caso di Gesù Cristo). Ora il signor Cascioli afferma chiaramente di non volere violare la libertà di professione di fede dei cristiani, ma a me non è parso questo. Vi spiego: la religione cristiana (come qualsiasi altra fede, ma adesso si sta trattando di questa nello specifico) si fonda sulla profonda convinzione e credenza della storicità di Gesù di Nazareth come uomo e come Dio. Incriminando un sacerdote per avere svolto il proprio lavoro, non solo si viola la libertà di parola di un individuo, ma anche la libertà di professione di un cristiano: questo perchè ogni uomo e libero di appartenere ad un dato culto o meno. Libero quindi. Non costretto. E come ogni istituzione ha un punto di riferimento, in questo caso la fede Cattolica si appoggia alla Chiesa di Roma. E la Chiesa in quanto cristiana, professa la verità della divinità e della storicità di Cristo. E' una pretesa vana quindi quella del signor Cascioli, la cui libertà di epressione è comunque garantita. Vana perchè dovrebbe intentare una causa contro ogni forma di religione (quantomeno verso quelle rivelate) per i motivi sopra citati. Dblk.
2 Comments:
sei un buffone xkè dici menzogne... i libri si devono comprare.... tu sai il perchè. siamo offesi, Davide e Valerio
buffone buffone io non so perchè ma confermo davide e valerio LTAADR. ps: scherzo e sono d'accordo con te.
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