Signore e signori. Ladies and gentleman. Diamo il benvenuto in questa puntata delle grandi interviste di Dblk allo scrittore italiano rivelazione dell'ultimo anno e non solo: Alberto Calligaris. Divertente, enigmatico, l'autore ha pubblicato il libro lirico "Poesie d'amore per donne ubriache" e il romanzo (uscito ai primi di Ottobre) "Il volo delle anatre a rovescio". Non voglio togliere altro spazio all'intervista percui ecco a voi Alberto Calligaris.
Nome:
Alberto Calligaris
Sì, ma chi è Alberto Calligaris?
Alberto Calligaris è una persona arrogantemente felice nella sua ignoranza. Perché il segreto è questo, cioè che la ragione conosce solo ciò che è riuscita a scoprire, e a me basta quello che ho scoperto. Non sono un esploratore.
Qui di solito non si hanno peli sulla lingua e proprio in virtù di questo ti farò la domanda che ogni italiano si è sempre fatto: come si scrive un libro? Più nello specifico come e quando inizia a scrivere Alberto Calligaris?
Non lo so come si scrive un libro. C’è gente che è pagata per insegnare a scrivere libri. Quello che io faccio è alzare la musica al massimo dopo di che scrivo e quando alzo la testa è passato un paio di mesi o un paio d’anni e il libro è finito. Il processo in sé è per me sconosciuto.
Come nasce il tuo ultimo libro “Il volo delle anatre a rovescio”?
Il computer si era rotto e ho scritto le prime 80 pagine su un quaderno perché mi annoiavo.
Di cosa parla?
L’idea è che Konrad Lorenz per deformazione professionale vede l’uomo come fosse un animale, per cui esiste solo riproduzione della specie e supremazia del territorio. Questo paradigma esistenzialista invece di far diventare il libro un mattone suicida ha rovesciato le regole del gioco, e l’umorismo nasce proprio dalla mancanza di orizzonte.
Il protagonista del libro è, appunto, Konrad Lorentz, l’etologo, che ora ha sessant’anni e si aggira in un mondo fatto di donne, santoni e amici. Perché hai scelto questo premio nobel per protagonista?
Le posizioni di Lorenz, soprattutto rispetto l’evoluzione delle culture che si muove esattamente come l’evoluzione delle specie, ha una portata talmente aggressiva che mi è sembrato che in verità Lorenz non fosse così mansueto sotto il doppiopetto. Da qui nasce l’aggressività del mio personaggio.
Konrad Lorentz rimane famoso per aver sperimentato “la paternità” delle anatre. Che rapporto hai invece con i tuoi figli?
L’imprinting sui miei figli non ha funzionato. Pensano che sia uno degli antieroi della banda disney che alla fine perdono sempre. Invece l’imprinting ha funzionato con quello che mi porta il latte la mattina, perché si era dimenticato un paio di volte la bottiglia, allora io l’ho aspettato la mattina presto fuori casa e da allora è puntuale come un orologio.
Ritorniamo al libro. Hai scritto verità che il mondo aspettava da tempo o che ha sempre saputo e allora attendeva un eroe che le portasse alla luce. Fra queste a pagina 38 del libro: “Le donne si attaccano costantemente all’ultima cosa che hai detto. Puoi parlare come Socrate ma se sbagli l’ultimo giro è come se avessi detto solo un mucchio di cazzate”. Come hai scoperto tutto questo, ma soprattutto ha fatto male?
Le grandi verità confinano sempre con le grandi cazzate, dipende solo dalla faccia che fai quando le dici. Poi il processo della conoscenza è sempre un percorso accidentato, in cui spesso inciampi e se sei intelligente scrivi una leopardata (una cosa pessimista alla Leopardi), se sei più intelligente ti prendi in giro e scrivi umorismo.
Altra rivelazione è che il mondo è in realtà sempre stato governato dall’inevitabile alternarsi di pene e fica che salgono al potere ciclicamente. E’ ancora così?
Fondamentalmente esiste la necessità del potere. Ora l’uomo impiega tutta la propria intelligenza per conseguire ciò che l’animale ottiene per istinto. C’è evidentemente qualcosa che non va. L’idea è che ci sforziamo al massimo per restare animali. Da qui la politica estera non è mai andata oltre a pisciare agli angoli delle strade, e l’obbiettivo della morale è una riproduzione anorgasmica.
Sempre nel libro si parla molto del rapporto occidente oriente. Tu cosa ne pensi?
Io penso che la mia esperienza dell’oriente/medioriente è fondamentalmente televisiva, per cui ridicola. Fondare il proprio giudizio su un’inquadratura della realtà è il solito mito della caverna di Platone che si ripropone, è tempo di uscire dalla caverna e andare a Beirut. Dopo di che parlare. Quello che ho scritto io non aderisce alla realtà orientale/mediorientale, bensì al rapporto che ho con il ristorante cinese dietro casa. È molto diverso.
Qualcuno ha paragonato questo tuo libro alle prime esperienze di Carlo Lucarelli. Che ne pensi?
Non so chi sia Carlo Lucarelli né l’ho cercato su google per rispondere a questa domanda. Il fatto che non so chi sia Carlo Lucarelli lo reputo un notevole vantaggio che non voglio perdere, soprattutto mi preoccupano le sue “prime esperienze”, che anche se immagino siano letterarie non so perché ma mi danno l’idea di essere appiccicosamente volgari come la pancia tremolante di una vecchia ballerina.
A proposito ti fanno piacere le critiche, positive e non?
Le critiche le prendo come la lista della spesa, so cosa mi manca o cosa ho già nel frigo, ma fondamentalmente sono una lista della spesa.
Rimanendo in tema, dopo la pubblicazione di un libro ci sono critici che suggeriscono “quello che l’autore voleva dire con questo libro”. Ti è capitato di leggere astruserie?
Il mio libro non è uno di quei libri impegnati, a livelli, per cui quello che scrivi è metafora di qualcos’altro. Nel mio libro non c’è metafora, quello che leggi è quello che è, nessuno si sbaglia. La mia verità è bidimensionale.
Altro tuo componimento che avevo avuto il piacere di suggerire è “Poesie d’amore per donne ubriache”, una raccolta di poesie sul mondo, sulla vita, sulle donne. Ce ne vuoi parlare?
Quando ero all’università ero solito leggere le mie poesie nei bar della mia città. Giravo con questa scatola di scarpe dove dentro c’erano i miei fogli battuti a macchina, e facevo delle serate leggendo i miei versi. È stata l’illuminazione del barista del Caffè Caucigh di Udine a farmi pubblicare il mio primo libro.
A proposito hai scritto altri libri?
Ho scritto libri circa una ventina di anni fa, poi ho smesso per un concorso di noia e sfortuna. Ho cominciato così a scrivere libri per altri, soprattutto per politici. Ma non posso dare titoli, segreto professionale.
Chi o cosa è uno scrittore oggi? In merito so che tu di professione sei giardiniere.
Per me uno scrittore è solo chi guadagna abbastanza per mantenersi in vita scrivendo. Potrà sembrare riduttivo per le centinaia di migliaia di persone che pensano di essere scrittori intrappolati nella vita di ogni giorno, in verità è il contrario, sono necessarie otto ore al giorno di lavoro per poi tornare a casa e non scrivere cazzate.
A questo punto i lettori chiedono un consiglio botanico per allevare i loro bonsai.
Non toccateli mai. Soprattutto se ve li ha regalati la vostra suocera.
Sei emigrato in Gran Bretagna tempo fa e hai potuto sperimentare le differenze editoriali fra le due nazioni. Dove si sta meglio in questo livello?
Quando traslochi in un’altra nazione o lo fai da emigrante o lo fai da conquistatore. Dipende dal tuo atteggiamento mentale. Io sono sempre stato un conquistatore, anche quando lavoravo come cameriere. Per quanto riguarda l’editoria il sistema anglosassone è molto avanzato, direi civile. Ci sono strumenti come guide e riviste che ti danno la possibilità di sapere che cosa gli editori vogliono, quando e come spedire i tuoi manoscritti. Quanti soldi riceverai in compenso. Soprattutto gli agenti letterari leggono tutti gratis, invece in Italia tutto è nascosto, al buio, gli agenti letterari leggono solo a pagamento. Una volta mi è capitato di aprire il giornale e leggere l’annuncio che cercavano il direttore generale della BBC. Chiunque poteva inviare il proprio curriculum. Grande dimostrazione d’intelligenza.
Dove si vive meglio?
In Gran Bretagna la sanità è un problema, mentre in Italia checché se ne dica funziona alla grande, a confronto. Invece in GB funziona molto bene l’educazione scolastica se hai un mucchio di soldi, e l’assistenza agli anziani. In verità gli inglesi sono un popolo molto civile, non conoscono l’uso del bidet ma usano il cervello come nessun altro.
Ma che libri legge uno scrittore?
Io ho letto tutto quello che dovevo leggere fino a tredici, quattordici anni, come quando corri perché hai voglia di correre e non perché vuoi fare jogging al sabato. Dopo di che si guardano le parole, si legge letteratura, non libri che ti tolgono il fiato, come quelli letti un’estate su un’amaca, quando il sole sorge e tramonta e tu non te ne accorgi nemmeno. Comunque sul mio comodino c’è sempre Dylan Thomas e Silvya Plath.
So inoltre che oltre ad essere uno scrittore, ti dedichi anche al mondo del cinema, o meglio a quello del cortometraggio. In particolare hai vinto insieme ad un tuo collega (Andrea Musi) il premio Hulk Hogan al Festival internazionale del Cortometraggio di Udine. Il titolo non l’ho ricordo, mi pare fosse in friulano e posto il fatto che ne capisco pochissimo, ho letto la notizia l’anno scorso. Ci vuoi parlare di questa esperienza?
Scrivere è sempre scrivere, ho scritto piecès teatrali, radio e corti per il cinema. Ero anche iscritto alla SIAE ma costava troppo. In verità la mia scrittura è fondamentalmente cinematografica, ho imparato a scrivere da Scorsese, non da Petrarca.
Hai scritto: Allora uno fa un film o un quadro e quello è un esempio, e il mondo diventa migliore. Stai migliorando il mondo?
Dostoyevsky forse, non io. Se qualcuno legge il mio libro e si fa una risata sospende la ruota del mondo, non la fa girare nel verso giusto. Che è qualcosa, ma so qual è il mio posto: sotto Dostoyevsky, ma sopra Ariosto.
Ma in tutto questo hai un hobby?
Direi la mia emicrania.
Tra l’altro, credi in Dio?
Assolutamente. L’intelligenza è stata data all’uomo come dimostrazione dell’esistenza di Dio, non del suo contrario.
Preferisci Edgar Allan Poe o Leopardi?
Leopardi con la gobba è un chiaro depistaggio culturale, nessuno così sfigato avrebbe potuto scrivere con tale potenza atletica. Per cui preferisco Poe, maledetto, annoiato, senza grandi discorsi da fare.
Matisse o Annibale Carracci?
Io sono per il mangiatore di fagioli, non per le variazioni neoimpressioniste sull’arte africana.
Abbiamo quasi finito l’intervista. Dato che molti apprezzavano i tuoi blog, a chi si chiede se ne riaprirai uno che dici?
Aprivo e chiudevo i blog perché scatenavo inspiegabilmente da parte di parecchia gente una serie di avances anarchico-sessuali. Speravo così facendo di stornarmeli di dosso. Non aprirò altri blog, non ho tempo e voglia di fare delle mail che mi arrivano il centro della mia giornata, mi spiego, perdere tempo a mandare affanculo la gente. Tipo quel tale che voleva avere una corrispondenza con me e il suo inizio era stato”…oggi pomeriggio mi sono mangiato un purè di merda…”. Sul serio, non ho tempo.
Suggerisci ai lettori un buon motivo per leggere i tuoi libri.
Se infili il naso tra le pagine e respiri forte i miei libri hanno sempre un buon odore.
Vuoi aggiungere qualcosa?
Se mi dai una riga comincio un romanzo.
Per finire la classica domanda alla Marzullo.
Per una volta rubo il lavoro a Ed e mi dedico a dei consigli musicali. Come avrete capito dal titolo l'artista che vi suggerisco oggi è Katie Melua. Nata in Georgia (Urss) nel 1984, Katie cresce nell'Irlanda divisa fra protestanti e cattolici. La cantante esordisce nel 2003 con "Call off the search", con un discreto successo, successo che replica triplicandolo con l'ultimo album "Piece by Piece" uscito nel 2005 e in una special edition nel 2006. Proprio di quest'ultimo parliamo oggi. Il disco si presenta pulito, vecchia maniera come si direbbe oggi, quasi sia stato registrato su nastro e non digitalmente. Il genere della artista è un mix fra jazz/swing molto piacevole che in parte cavalca quel gusto moderno per la musica anni '50/'60 che fecero la fortuna di Frank Sinatra & soci. Ma non solo. Katie Melua infatti propone cover quali "Blues In The Night", splendida come quella interpretata da Tony Bennett, e "Lucy in the sky with diamonds" in versione live, che lascia sbalorditi anche i puristi beatlesiani. La cantante però offre anche canzoni ben costruite quali "Half way up the Hindukush" e i singoli "Nine million bicycles" canzone d'amore con un retrogusto quasi medioevale e "It's only pain". Perfetto per momenti di relax, per ritrovare un po' di pace, per innamorarsi. Dblk
Allora richiesta. Succede che la piattaforma di blogspot stia sperimentando la presenza di pop-up e/o bannerini che si installano nel blog di un autore senza che questi voglia abilitarli. Ora, questo non darebbe problemi se non una rottura di scatole senza pari. Il danno si presenta quando questi parassiti danno il là a dei virus. Praticamente dicono che sul computer non è installata tal cosa e ti consigliano di scaricarla. Da bravo blogger mi rifiuto di cedere a tal richiesta sapendo che anche su google (la piattaforma madre dei nostri blogspot) esiste un virus del genere (se non lo stesso). Il fatto è che ora si sta evolvendo (mi sembra di essere in quei film drammatici con Steven Seagull) e non curante dello scaricamento o meno dopo un tot di secondi a volte appare sul pc. Il virus comunque non presenta problemi (io ne ho 10, ma il mio AVG li tiene sotto controllo) almeno per il momento. A questo punto la mia richiesta è questa: cosa posso fare? C'è uno Steven Seagull che può aiutarmi? Tra l'altro lo stesso tipo di problema è anche presente sui blog di Si-Fa-Si e di Tackutoha (ragazzi se sapete qualcosa rendetemi partecipe). Allora non fate i vaghi amici geniali, rispondete! Asap. Dblk